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Informazioni

In questa sezione troverete alcune informazioni di carattere generale e qualche consiglio utile per accompagnarvi nella cura delle vostre piante!

Plumerie

Introduzione

Plumeria (nome comune Frangipani) è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Apocynaceae. Esso è costituito da 7 o 8 specie di piante principalmente caducifoglie dalla forma cespugliosa o di alberi medio grandi. E' nativa del Centro America (Messico) ma può crescere in tutte le regioni tropicali e subtropicali. La Plumeria è spesso associata all'oleandro (anch'esso appartenente alla famiglia delle Apocynaceae) per la somiglianza tra i fiori di alcune varietà e perchè entrambe contengono all'interno un liquido lattiginoso irritante e velenoso (se ingerito in grandi quantità). Infatti il termine Apocynaceae deriva dal greco APO- separazione, allontanamento e CYNOS-cane per indicare di tenere lontano dalla portata dei cani e degli animali domestici.

Il nome

Il nome botanico di Plumeria fu coniato dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort in onore del collega connazionale botanico e missionario Charles Plumier che lo assisteva durante i viaggi nei paesi caraibici alla ricerca e scoperta di nuove specie botaniche. Comunemente la PLumeria viene anche chiamata Frangipani che presumibilmente deriva dal cognome di un aristocratico italiano che realizzò un'essenza la cui fragranza assomigliava al profumo di plumeria. Altri nomi comuni sono utilizzati a seconda dei paesi dove trova diffusione la Plumeria come: Pomelia in Sicilia (che sembri derivare dalla storpiatura del nome attribuito alla pianta alle Hawaii: Pua melia); Frangipanier in Francia; Flor de Mayo in Mexico; Jasmine de Cayenne (Brasile); Temple tree (India); in Thailandia l'antico e triste nome Lanthom è stato di recente sostituito con Leelawadee; Lei flower alle Hawaii con i cui fiori fanno le famose collane (i "lei" appunto) che vengono donate ai turisti in segno di benvenuto; etc...

Le specie

Ciascuna specie di plumeria ha dei caratteri ben definiti che ne permettono facilmente la distinzione. La Plumeria stenophylla ha foglie di modeste dimensioni piuttosto strette, allungate e carnose a differenza della Plumeria pudica che ha delle caratteristiche foglie lanceolate e sottili che persistono anche durante l'inverno. Un'altra specie che non perde le foglie è la Plumeria obtusa che si differenzia per avere delle foglie coriacee, di dimensioni superiori rispetto alle altre sopra citate e con margine estremo arrotondato; benchè sia comunemente conosciuta col nome di "Singapore" in realtà è originaria della Colombia. Particolare attenzione merita la Plumeria stenopetala caratterizzata da rami esili e foglie strette e allungate e fiori i cui petali sono molto stretti e lunghi, di colore bianco, e un intenso profumo di gelsomino. Infine la più diffusa Plumeria rubra al cui interno sono presente migliaia di varietà che si distinguono per portamento, colore dei fiori (che varia dal bianco al giallo, rosa, arancio, rosso, viola in tutte le diverse sfumature, tonalità e combinazioni). La presenza di tante varietà è frutto della facilità di ibridazione che avviene spontaneamente in natura e di recente anche per mano del'uomo.

I fiori

I fiori sono costituiti normalmente da una corolla portante 5 petali, più raramente 4 o 6 o anche più, la cui forma e colore variano da specie a specie e da varietà a varietà. Essi sono ermafroditi cioè portano entrambe gli organi riproduttivi (pistilli = femminile e stami = maschili), sullo stesso fiore. Ciò potrebbe erroneamente indurre a pensare che l'impollinazione possa avvenire facilmente nell'ambito dello stesso fiore con il passaggio del polline dall'antera allo stigma magari coadiuvata dall'azione del vento; considerato però il limitato numero di follicoli (frutti) rapportato all'elevato numero di fiori che ogni scapo fiorale produce si potrebbe invece dedurre che vi sia la possibilità di autoincompatibilità nell'ambito della stessa pianta. Come è noto, tutte le plumerie, tranne la P. pudica, emanano dei gradevoli profumi, principalmente nelle ore notturne, per attirare i lepidotteri, che sfruttano per essere impollinate. In realtà i fiori non contengono nettare, ma i loro sfavillanti colori e le ammalianti essenze che emanano non sono altro che uno specchietto per le allodole per le falene, che nel loro infruttuoso volo da un fiore all'altro alla ricerca di nettare, non fanno altro che favorire il trasporto del polline da un una pianta all'altra. Come già accennato in precedenza forma, dimensione e colore dei fiori sono molto variabili nell'ambito delle diverse specie e anche tra una varietà e l'altra. Di particolare rilievo sono le forme cosiddette "spider" cioè con petali stretti e lunghi come la P. stenopetala o alcune varietà di rubra tra cui ricordiamo la "teresa wilder", "hammaron's curry white", "shooting star", "pet sayrung", etc.. Unica nel suo genere è invece la "bali whirl" che si caratterizza per essere l'unica varietà al mondo finora conosciuta con fiore doppio.

La diffusione

Oggi, in tutti i paesi a clima temperato caldo, è facile imbattersi in una pianta di plumeria ma in realtà l'areale di origine di questa affascinante pianta sembra essere il Centroamerica. Si trovano infatti testimonianze in manoscritti dei Maya a cui erano ben note le caratteristiche terapeutiche del lattice della pianta. Qui vi rimase confinata fino a tutto il Cinquecento, quando, sembra per mano dei spagnoli fu importata per la prima volta nel continente asiatico dove, trovando l'habitat ideale per il suo sviluppo, nel giro di pochi secoli si diffuse in tutto il sud-est del continente. La rapida diffusione non fu solo a livello territoriale ma entrò a far parte delle culture di alcune popolazioni come in Thailandia nei templi buddisti, in India nei templi Induisti dove assume il significato di immortalità. Durante l'ottocento europei e americani si accorsero del fascino della plumeria e incominciarono a importarla per coltivarla negli orti botanici e nei giardini privati. Contrariamente a quanto si possa immaginare il centro di diffusione nel vecchio e nel nuovo continente non è l'area caraibica ma bensì il sud-est asiatico. Alle Hawaii sembra sia sbarcata solo (si fa per dire) nel 1860 per mano di un funzionario del governo di ritorno da un viaggio in Asia. Favorito dal grande afflusso di turisti, le Hawaii sembrano essere il trampolino di lancio della Plumeria che iniziò a colonizzare stati come la Florida, la California, il Texas e anche il continente australiano. In Sicilia, dove è facile vederla nei balconi e per le strade delle zone costiere, sembra sia stata introdotta nel 1845 per mano di un importante armatore e console italiano in Russia, Don Gaetano Fiamingo nato a Riposto (1795) e in seguito trasferitosi a Palermo dove divenne socio dei Florio per coadiuvarli nei commercio internazionale. La prima pianta sembra essere giunta a Riposto su un grosso veliero della flotta di proprietà dei Fiamingo, il "Sant' Anna", e poi portata a Palermo dall'armatore Gaetano Fiamingo dove trovò un ambiente favorevole e si diffuse rapidamente. Si racconta inoltre che la moglie del Fiamingo omaggiò la Zarina di Russia quando questa, insieme al marito Nicola I, Zar di tutte le Russie, vennero ospitati nella ricca dimora dei Fiamingo a Palermo che era anche la sede del Consolato Russo. Queste testimonianze (fornite da Valerio Longo Fiamingo e da un articolo redatto dal Prof. S. Correnti) spiegherebbero come mai i due principali poli di diffusione in

La coltivazione

Le plumerie in realtà richiedono poche pratiche colturali ma alcuni suggerimenti possono essere utili per fare crescere bene le vostre piante. Innanzitutto è bene sapere che amano le posizioni soleggiate, che favoriscono un'abbondante fioritura: si consiglia in ogni caso di evitare l'esposizione diretta ai raggi solari nelle giornate estive più torride (o quanto meno di non farle mancare l'acqua per evitare di farle soffrire inutilmente); temono il freddo, quindi già nel tardo autunno-inizio dell'inverno vanno ricoverate in un ambiente protetto , che le preservi da eventuali gelate notturne, e dove la temperatura non scenda comunque sotto i 6-7 gradi; l'importante è che sia ben arieggiato e asciutto poiché la combinazione di basse temperature e elevata umidità risultano deleterie per le piante. La pianta in autunno e in inverno va in completo riposo vegetativo, quindi la si può ricoverare anche in luogo buio o ombreggiato, come un garage o una veranda chiusa. Per il terriccio esistono tante formule ed ognuno può prepararsi il proprio, ciò che è importante è che deve essere poroso, drenante e poter trattenere l’umidità necessaria di cui ha di bisogno la pianta, favorendo invece l'eliminazione dell'acqua in eccesso; in funzione del terriccio utilizzato, successivamente bisogna regolare le irrigazioni che dovranno essere regolari e abbondanti in estate (evitando gli eccessi), rade o nulle in inverno. E' buona norma, prima di innaffiare, verificare il grado di umettamento del terriccio: se questo risulta ben asciutto si può dare acqua altrimenti possiamo temporeggiare ancora un giorno. Nel tardo autunno, col diminuire delle temperature e della luminosità ed il conseguente rallentamento della vegetazione, le innaffiature andranno progressivamente diradate fino ad essere sospese del tutto e le piante poste in luogo riparato dalla pioggia, se non lo sono già, o all’interno nei climi meno favorevoli. In questo periodo la Plumeria non ha praticamente bisogno di cure e può essere quasi ‘dimenticata’. Quando le foglie cominciano ad ingiallire si può attendere che cadano da sole, oppure si può decidere di eliminarle manualmente. In questo caso è opportuno evitare di strappare le foglie ma è buona norma tagliarle lasciando circa 2-3 cm di picciolo attaccato alla pianta che successivamente cadrà da solo. In questo modo si evita di procurare ferite sul tronco della pianta e aprire possibili varchi a potenziali patogeni che possano procurare marciumi. E’ in questo periodo di stasi vegetativa, o meglio verso il suo finire, che vanno effettuate le operazioni di rinvaso e/o di rinnovo, anche parziale, del terriccio. Se si hanno problemi di spazio può essere utilizzato per molto tempo un vaso della stessa dimensione, togliendo delicatamente il terriccio in superficie e lateralmente, insieme con le radici più sottili, cosa che non reca gran danno dato che queste generalmente in inverno seccano; lo spazio lasciato libero sarà riempito con terriccio fresco. In primavera, dopo la ripresa vegetativa, quindi quando gli apici degli steli cominciano a diventare lucidi e le prime foglioline cominciano a differenziarsi, si può in cominciare a dare un po' di concime; è bene cominciare con un concime equilibrato nella sua composizione di macroelementi (es. 20-20-20) e in piccole quantità. Durante l'estate, o comunque durante tutta la fase in cui la pianta è in piena vegetazione, è opportuno utilizzare un concime con un elevato titolo di fosforo e potassio ed evitando o riducendo il più possibile l'apporto di concimi azotati. Già in autunno e per tutto l'inverno, quando le piante sono in riposo vegetativo l'apporto di concimi è inutile se non addirittura dannoso.

La moltiplicazione

La moltiplicazione può avvenire per via gamica (da seme) o per via agamica (da talea o da innesto). Per seme, in primavera, utilizzando i semi freschi prodotti dai fiori dell'anno precedente. Questi è opportuno metterli a mollo in acqua per una notte: quelli ancora vitali si rigonfieranno mentre gli altri possono essere buttati. Dopo di che devono essere posti in contenitori riempiti con un composto di sabbia e torba in parti uguali, avendo cura di piantarli l'ala membranacea rivolta verso l'alto senza che quest'ultima venga ricoperta. La composta va mantenuta leggermente umida, senza eccedere nelle annaffiature e preferibilmente in un ambiente ben soleggiato e dove la temperatura non scenda sotto i 18-20 gradi. La germinazione avviene in circa 2-3 settimane. Gli aspetti negativi delle piante prodotte da seme è che solitamente fioriscano dopo 2-4 o più anni dalla semina, e inoltre, difficilmente i fiori sono gli stessi di quelli della pianta madre. Per questo motivo invece la riproduzione da seme viene impiegata nella ricerca di nuovi ibridi e varietà. La moltiplicazione per talee viene fatta prelevando alla fine del periodo di dormienza (quindi all'inizio della primavera) una porzione di ramo apicale della lunghezza non inferiore ai 30-40 cm, praticando un tagli netto , meglio se in senso obliquo. Le talee cosi raccolte vanno fatte asciugare in luogo asciutto e caldo per almeno dieci giorni ( a seconda della varietà queste possono rimanere vitali anche per un anno) prima di essere interrate in un composto ricco di sabbia; anche in questo caso il terreno va mantenuto umido, senza però inzupparlo troppo, per evitare dannosi marciumi radicali delle nuove piantine. A differenza delle piante da seme, dalle talee invece, si ottengono esemplari identici alla pianta madre e anche fioriture molto più anticipate; a volte riescono a fiorire anche lo stesso anno. Un metodo di moltiplicazione è l'innesto, cioè l'inserzione su un portainnesto di una talea utilizzando principalmente il metodo dello "spacco a V". In questo modo è possibile creare delle piante che portano diverse varietà di plumerie in modo da avere piante con rami che portano fiori di colori diversi. In genere l'innesto è utilizzato per ovviare ad alcuni problemi intrinseci di alcune varietà. Ad esempio per quelle varietà che radicano con difficoltà o che sovente hanno problemi di marciume radicale. Altri metodi di moltiplicazione sono la margotta aerea.

Le malattie, i parassiti e i rimedi.
Sostanzialmente la plumeria è una pianta molto rustica e resistente, ma nella nostra zona climatica i suoi peggiori nemici degni di importanza sono fondamentalmente i marciumi: radicale e apicale. Ciò è dovuto principalmente a fattori abiotici (in particolare quelli climatici) quali l'elevata umidità ambientale e del terriccio associata alle basse temperature. Questi marciumi, se non diagnosticati in tempo, possono portare anche alla morte della pianta. L'unico vero rimedio è la prevenzione: è opportuno quindi curare con attenzione il drenaggio del vaso (meglio se di coccio), e mantenere il terriccio poroso e drenante; nel periodo invernale, se possibile disporre le piante in ambienti asciutti, ben arieggiati e dove la temperatura non scende sotto i 10 gradi (soprattutto per quelle varietà più suscettibili). infine, se possibile, o è difficile creare le condizioni sopra citate, effettuare un trattamento con un fungicida ad ampio spettro. Nel caso ci si accorga del marciume in ritardo, quando questo è già in corso, e la pianta non sia stata in grado di compartimentalizzare il marciume, è necessario tagliare la parte marcia fino a dove il tronco non risulta pulito e successivamente trattare con un fungicida ad ampio spettro (questo se il marciume interessa la parte apicale della pianta). Nel caso di marciume radicale o basale tagliare anche in questo caso la parte marcia alla base fino a quando non si trova il legno pulito. Con la parte apicale sana è possibile recuperare delle talee con cui fare delle nuove piante. Altri parassiti che frequentemente colonizzano le plumerie nei nostri ambienti sono il ragnetto rosso (Tetranychus urticae), alcune forme di cocciniglie, la Mectalfa pruinosa , gli afidi e più raramente i tripidi. Il più temuto e diffuso è sicuramente il ragnetto rosso che si manifesta principalmente nei periodi più caldi e umidi. I sintomi iniziali sono l'argentatura sulla pagina superiore a partire dalla nervatura centrale delle foglie, che via via si diffonde su tutta la pagina fino ai margini e il conseguente ingiallimento della stessa. Ciò è dovuto al fatto che il ragnetto è dotato di uno stiletto boccale che utilizza per succhiare il contenuto delle cellule svuotandole completamente; i tessuti cosi depauperati della verde clorofilla tendono via via ad ingiallire. Il Tetranychus è difficile da vedere ad occhio nudo perchè le dimensioni delle femmine adulte sono inferiori al mezzo millimetro, esse producono un sottile strato di ragnatele sulla pagina superiore che è possibile notare guardando il profilo della pagina in controluce. Uno dei possibili metodi di lotta biologica prevedono l'utilizzo di un antagonista e predatore naturale che è il Phytoseielus persimilis, anch'esso appartenente alla famiglia degli acari che è in grado di distruggere in breve tempo grandi colonie. In alternativa è possibile ricorrere ai metodi di lotta tradizionale utilizzando degli appositi acaricidi che si trovano comunemente in commercio. Anche cocciniglie, afidi e Mectalfa pruinosa sono insetti con apparato boccale succhiatore che però, a differenza del ragnetto rosso, non attingono alle cellule superficiali, ma bensi suggono direttamente dai vasi linfatici della pianta. In questo modo tolgono nutrimento alla pianta per soddisfare il loro fabbisogno, ma poichè la linfa è per lo più costituita da zuccheri, la parte eccedente il loro fabbisogno viene espulsa formando sulle piante uno strato di melata appiccicoso. Questo diventa successivamente il substrato ideale per lo sviluppo di funghi patogeni e non. In questo caso si può intervenire in prevenzione evitando eccessi di concimazione azotate che favoriscono lo sviluppo di tessuti teneri e succulenti facilmente attaccabili dagli insetti, oppure con infestazioni in corso con i comuni insetticidi disponibili in commercio. Un metodo semplice può essere quello di trattare la pianta con una soluzione di acqua e sapone e successivamente lavare per bene la pianta.


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